Rossella Bartolomei

La danza degli opposti in psicoterapia

la danza vive di una premessa  così difficile da ospitare nella vita.

Creare e abitare lo spazio tra gli opposti.

Basso e alto, veloce e lento, pesante e leggero.

Laban,ne ha fatto una teoria ed un metodo di apprendimento coreografico fondato sul riconoscimento della qualità del movimento.

Ogni “assaggio ”espressivo  ha connotati senso-motorii, emotivi e viscerali che ci riportano  ai primordi dell’ esperienza di noi;a llo spingere e al tirare, all’esser cullato e costretto

Alle basi del piacere e del dispiacere.

Riappropriarsi di queste dimensioni in modo consapevole amplia la presenza comunicativa di chi offre la propria danza.

 Gli studi sui neuroni a specchio hanno tracciato canali di connessione interpersonale che le pratiche espressive già  percorrono da secoli .

La Gestalt si muove fin dalle sue origini  in territori vicini  anche per la  comunicazione intrapersonala,  tra le parti di sè;

 Con le sedie vuote o calde ma anche senza sedie ha creato lo spazio perchè le polarità possano riconoscersi, ascoltarsi ed esprimersi.

 Più recentemente le terapie senso-motorie  hanno questo spazio di dialogo anche a livello corporeo.

Non capisco perchè non  non riesco a fare questo o quello

Non so cosa voglio

É come se ci fossero due parti che desiderano cose opposte

Dietro a molte sofferenze portate dai pazienti c’è  la difficoltà di accogliere  la pluralità dei loro bisogni

E la richiesta di capire  cela in realtà l’urgenza di silenziare una  o più parti e  chiudere il dialogo che si sta aprendo.

Per tornare ad essere tutti di un pezzo il prima possibile.

Senza dar troppo peso alle tensioni che affiorano qua e là.

Le nostre corazze corporee sono  intessute di movimenti  interrotti e conflitti congelati  che avrebbero bisogno di un’accoglienza più vastaa nella quale  trovare alternative più piacevoli da vivere.

Chi pratica la danza contemporanea  sa accompagnare il corpo a svolgersi  nel modo più ampio possibile  prendendo  allungatoie che permettono di abitare lo spazio fuori e dentro il corpo , magari utilizzando l’immaginazione per aumentare la distanza tra le verterbre e le articolazioni così come quella tra il basso e l’alto, il centro e la periferia, il qui e il là.

Su un terreno simile si muove la psicoterapia quando nella relazione si creano le premesse perchè le parti in gioco possano esprimersi senza prendere scorciatoie o chiudersi in dittature risolutive.

Laddove si apre il dialogo su una base spazio-temporale di benevolenza che  permetta di  prender  fiducia nel processo creativo  di integrazione degli opposti,in  direzione di  proposte rispettose di voci plurime.

Il bisogno di rifugio e quello di emancipazione possono esser ascoltati nella stessa vita?

Appoggio e leggerezza

Radici ed ali

Nella danza  l’uno non può fare a meno dell’altro,

 Nel quotidiano sono equilibri dinamici  un pò più difficili da mantenere; 

poggiano su una  comprensione fluida e  integrata, si affacciano su orizzonti di senso esistenzialmente determinati e storicamente declinati nella vita di ognuno.

L’invito terapeutico ad una  “danza narrativa”  è uno spazio dialogico in cui il qui e ora si relazione con il là e allora. Gli affetti presenti e passati, i contesti di appartenenza, i desideri, ciò che pensiamo e ciò che non vogliamo pensare di noi stessi.

Raramente  chi bussa alla porta del terapeuta è   disposto ad aprire la danza con se stesso, lo spazio di fiducia iniziale è  spesso troppo stretto o semplicemente non è il momento per andare nella direzione di cambiamenti significativi.

In questi casi sono l’ascolto e il sostegno ad aprire il varco  prima relazionale e poi intrapersonale  per micromovimenti di accoglienza.

Anche qui il rapporto con l’esperienza corporea ci viene in aiuto con la sua immediatezza.

Sostenere una persona nell’apprendimento di tecniche di respirazione e rilassamento di solito è molto meno complesso che accompagnarla in un processo di attenzione sulla propria esperienza senso-motoria  che richiede di “smatassare” i giudizi globali teso preoccupato chiuso in percezioni fini che implicano  sospensione del giudizio e accettazione.

É anche questa una “microdanza” che integra  vicinanza e distanza.

Come hanno provato gli studi di psicolofisiologia clinica (Ruggeri e altri) anche questo spostamento dell’attenzione ha basi motorie e neuronali e coinvolge i processi immaginativi.

E nello spazio terapeutico è spesso molto utile  per avvicinarsi con garbo alle emozioni…ciò che ci muove.

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